Francesco Zefferino è nato a Bari nel 1969. Vive e lavora ad Acquaviva delle Fonti.
Dopo aver conseguito la maturità artistica frequenta la facoltà di architettura del politecnico di Bari
Per alcuni anni alterna l’attività di architetto d’interni con la pittura , studiando le tecniche degli antichi maestri del rinascimento, fino a quando, dopo aver visitato una mostra di Gerhard Richter, decide di approfondire e sperimentare le possibilità del medium pittura in tutte le sue declinazioni.
Decide, da quel momento, di dedicarsi a tempo pieno all’attività di artista iniziando ad esporre con mostre personali e collettive in prestigiose gallerie e musei di arte contemporanea come il MART di Rovereto ed il MAGMMA di Villacidro.
Zefferino inizia la sua ricerca utilizzando psicofarmaci mescolati nei pigmenti e nei solventi che miscela per dipingere e raffigurare scene di vita glamour quanto decadente. Si tratta di giovani colti in momenti di relazioni irrelate, durante i party.
Pittore di una generazione segnata dal rock, festaiola e ansiosa, Zefferino compone un ritratto generazionale che assume il carattere atemporale di opere classiche. L’iperrealismo di una pittura nitida e fotografica è funzionale al “laboratorio” di Zefferino, il quale usa il soggetto come una cavia per sondare le pieghe nascoste della pittura, la forza della luce, l’equilibrio della composizione, l’armonia di forme e colori.
Attraverso l’utilizzo di materiali banali, comuni e a basso costo come carta, plastica, vecchi oggetti (comodini,scarpe,tappeti,etc…) Zefferino realizza la recente serie di installazioni sotto il nome “invisible” e “unfinished”.
Partendo dall’ordinario e tramite un minuzioso processo di decostruzione e ricostruzione dell’universo fragile ed effimero degli oggetti quotidiani l’artista cerca di ottenere nuove forme e insoliti scenari che scardinano le consuetudini inducendo lo sguardo dell’osservatore a interrogarsi sull’identità dell’opera e sul suo significato.
Concepisce la serie come un insieme in cui ogni elemento si connette all’altro e assume un ulteriore significato perché inserito in un contesto coagulante: il tema del vuoto e dell’invisibile come assenza, metafora della precarietà e dell’incertezza nella condizione umana.
La serie è completata da dipinti e disegni a pastello e carboncino che raffigurano scenari, perlopiù paesaggi, dove il concetto di invisibilità o non finito viene espresso attraverso un’anomalia o un elemento inconsueto che corrompe l’immagine per effetto di un passaggio o azione compiuta da qualcuno di cui ne rimane solo una traccia visiva.
Da giugno 2020 sarà presente al Museo PAM, inserito nel Palazzo ducale di Parete (CE).